La Siorén'na
Da Carlo Bocchi e Lucia Gozzi
La casa di famiglia e il podere annesso fu fino alla fine dell'800 un beneficio parrocchiale della diocesi di Cremona, si narra che fosse utilizzata come casa di villeggiatura del prevosto. Fu acquistata agli inizi del 1900 dal bisnonno Giuseppe Bonfanti, chimico farmacista che esercitava la professione nella storica farmacia di via Farini insieme alla consorte Vittorina Ferrari nata da una famiglia di tipografi di Parma. La famiglia era composta dai 2 coniugi Bonfanti e dai loro 7 figli: Enrico, Clotilde, Nora, Leopoldina, Maria, Pia e Oreste. Naturalmente vista la numerosa ciurma di marmocchi, nella casa lavorava la mitica tata Alda. La cura dei campi era affidata a una famiglia di mezzadri che abitava nella porzione di casa oggi dedicata al B&B. Con il passare degli anni il nonno Beppe acquistò la farmacia di Salso Maggiore e la tenuta di Vizzola continuò ad essere utilizzata come casa di villeggiatura estiva. Giuseppe si recava al lavoro con la storica Topolino che veniva puntualmente revisionata nella “rimessa”, l’attuale laboratorio per il vino. Dopo la morte del nonno Beppe la nonna Vittorina continuò ad abitare insieme alla figlia Maria che, essendo rimasta zitella, era a detta di tutti: “La Siorén’na”. Quando venne a mancare anche la nonna Vittorina la signorina Maria si trasferì a Vizzola dove si dedicò a tempo pieno alla cura del podere. A quegli anni risale anche l’impianto della nostra vigna che ha ormai più di 60 anni. La zia Maria, aiutata da alcuni “lavoranti”, tra cui lo storico contadino e trattorista Mirri, piantò anche il frutteto e avviò l’allevamento delle api. La produzione delle piante da frutto fu incrementata dalle mani sapienti di Oriente che riuscì ad innestare diverse varietà di mele anche su un’unica pianta. Tutte le estati la casa si riempiva di fratelli, sorelle, cognati, nipoti e più tardi anche pronipoti, ma il più grande affetto per questo luogo lo aveva lo zio Guido Generali, marito di Pia, che trascorse anche parte del periodo della guerra in questa casa. Dopo una lunga vita Maria morì ultranovantenne e la casa, che apparteneva a tanti cugini, rischiò di essere venduta, ma venne acquistata da Silvio Bocchi, il figlio di Clotilde, che poi la lasciò al figlio Carlo (attuale proprietario) dopo avergli insegnato la cura della vite e il processo di vinificazione. Da allora il podere per la parte dei seminativi viene lavorata dal confinante Gianni, mentre la cura del vigneto, dell’orto, del frutteto e delle api è sempre fatta dalla famiglia Bocchi: Carlo, la moglie Lucia e i loro 3 figli Marta, Tobia ed Emma che all’occorrenza danno una grossa mano.